domenica 27 gennaio 2013

Giapponeserie#6: Kuroneko no tango

Ovvero la versione giapponese di "Volevo un gatto nero"

No, non vi parlerò di quella canzone, ma di uno scrittore giapponese, o per meglio dire di uno dei suoi romanzi più famosi.

Natsume Soseki è il più famoso romanziere giapponese dei primi del '900. Fu anche un grande studioso di letteratura inglese e francese. La prima opera di grande successo che gli attribuiamo è "Io sono un gatto" (giapponese "Wagahai wa neko de aru"), pubblicato per la prima volta a puntate nel 1905. Il narratore del romanzo è, come ben si può immaginare, un gatto nero, che fingendo di poltrire osserva in realtà con arguzia e spietato sarcasmo il mondo e le persone che lo circondano. Il suo padrone, il professore di inglese Kushami, è un intellettuale poco riuscito che fatica a sostenere la propria credibilità, e che si circonda di personaggi strampalati, con cui ama intavolare discussioni di natura amena (ma per loro serissime!). Il gatto espone al lettore senza troppi giri di parole i suoi giudizi, snocciolando riflessioni sincere e profonde sul mondo e la società. Bizzarra la fine del romanzo: mentre il padrone si allontana con amici fuori casa, il gatto rimane solo e si ubriaca, per poi cadere cadere in una botte, morendo così annegato. 
Molte le considerazioni che andrebbero fatte parlando di questo romanzo. Innanzitutto una riflessione che riguarda la connessione tra il gatto, il padrone Kushami e Soseki: i due personaggi principali sono proiezioni della personalità dello stesso autore, che vede se stesso come Kushami e si critica usando l'occhio esterno del gatto. Diverse infatti sono le analogie tra i due intellettuali: ad esempio esempio il fatto, già segnalato, che entrambi insegnino inglese. Il che ci permette di collegarci al secondo punto della nostra analisi: l'umorismo della storia. Soseki era stato un grande appassionato di Swift e della sua opera "I viaggi di Gulliver", che è nota per essere una analisi satirica della società inglese settecentesca. Nel 1905 il Giappone entrò in un conflitto con la Russia, e in conseguenza di questo sviluppò in maniera fino ad allora impensabile la sua giovane economia capitalista. Ciò permise la formazione di una classe intellettuale "parassitaria" al di fuori delle strutture amministrativo burocratiche, proprio come quella che ci viene presentata nel romanzo. Kushami e il suo gruppo di amici sono definiti dal gatto "quelli senza pensieri" e leggendo il romanzo non c'è da stupirsene; ma la cosa più importante da ricordare è che l'umorismo diventa quindi nel romanzo l'arma per una critica arguta e ironica alla società contemporanea da parte di Natsume Soseki.
Il romanzo presenta molti punti divertenti e incalzanti, ma nonostante questo ogni tanto tende a zoppicare, a mio avviso, in una certa lentezza nel ritmo, forse anche volutamente ricercata, specialmente nei discorsi infiniti e senza conclusione degli intellettuali parassiti. Ma nonostante questo rimane un master-piece per chiunque voglia approcciarsi alla letteratura giapponese, nonché un romanzo di grande interesse e arguzia.

P.S. Il vero significato del titolo "Kuroneko no tango" è "Il tango dei gatti neri"

*Solo per i veri curiosi della canzone in versione giapponese:

*E la traduzione:

2 commenti:

  1. Gran bel post! Io ho adorato questo libro! *-* E' così divertente!
    Non ho ben capito la questione della classe parassitaria. E' intesa nel senso di "inutile alla società"?

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  2. Più che "inutile alla società" penso sia intesa come "mantenuta dalla società", nella misura in cui producendo poco riuscivano a trarre dei grandi vantaggi. Nella storia stessa Kushami pare essere in preda ad un "blocco intellettuale", non scrive, non legge, manca di concentrazione. Questa sua condizione appare come legittima dal suo punto di vista, perchè si sente superiore agli altri, ma in realtà non è che un parassita. Da notare che poi forse lo stesso Soseki lo era, quindi come sempre finisce per prendere in giro se stesso!

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