lunedì 4 febbraio 2013

L'ornitorinco#7: Marco Lodola


Nato a Dorno, Pavia, è uno degli artisti italiani più noti a livello internazionale. La parte del suo lavoro per certo più nota al pubblico è quella legata al lavoro delle sculture luminose, ma si tratta in realtà solo di una piccola fetta di lavoro di un Lodola che è invece un artista poliedrico, a tutto tondo. Le prime opere di Lodola che abbia mai visto sono i lavori realizzati nel 1998 per il best of degli 883 "Gli anni". Due copertine diverse con il quale venne venduto lo stesso disco: nella prima una massa di uomini che si muovono quasi all'unisono in un contesto di ordine estremo e surreale; nella seconda, invece, la stessa scena di prima sembra essere turbata da un episodio di violenza cittadina, un'aggressione o un omicidio, creando un fantastico contrasto tra le due opere. L'apparente rottura dell'equilibrio tra la prima copertina e la seconda, che sembra destabilizzare un ordine dovuto, richiama invece a mio parere l'osservatore verso una realtà più palpabile e meno ovattata del mondo. L'estremo controllo contro l'Es umano, vuoi quale preferite?
Una terza opera su cui vorrei concentrarmi e che richiama in modo sorprendente la prima è "Italia", in questo caso una scultura luminosa. Anche qui tante persone ammassate si muovono tutte insieme, ma la cosa interessante è che il luogo dove ciò accade è il nostro caro bel paese, l'Italia! Amo i contrasti quasi pop-art che Lodola riesce sempre a creare con i colori fluo delle sue opere. Ma queste sculture, come in generale tutti i lavori di Lodola, non sono semplici stilizzazioni. Attraverso le sue opere la scultura diventa il concetto stesso di ciò che vuole rappresentare. Lodola decontestualizza il soggetto e ne estae il concetto stesso che si trova alla base. E così che quindi l'Italia diventa l'Italiano, che diventa una figura astratta, o per meglio dire il concetto di "Italiano" stesso.
Amo Lodola e come le sue opere possano inserirsi in contesti anche apparentemente lontani, come la recente installazione, avvenuta nel 2011 a Ca' D'oro in occasione della Biennale di Venezia, a cura di Vittorio Sgarbi e intitolata ironicamente "Ca' Lodola". Anche un palazzo così sontuoso come il museo Ca' D'oro, trasforma la sua facciata grazie alle sculture di Lodola, che si affacciano timidamente per osservare Canal Grande, per la gioia dei nostri occhi e del nostro umore.


Ca' Lodola

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