martedì 11 dicembre 2012

Giapponeserie#3: Harakiri


Il fenomeno del suicidio in Giappone è stato particolarmente risentito nella storia moderna in due momenti: il primo è stato dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando giovani ragazzi si immolarono in nome della patria e dei caduti in guerra, e il secondo, più recente, degli anni '90. In quel periodo i suicidi aumentarono del 500%: lo scoppio della cosidetta "bubble economy" portò a questo atto specialmente lavoratori, e i loro capi, i salary man.

Negli anni recenti il fenemeno ha anche interessato gli studenti delle scuole: la rigida struttura della scuola giapponese, che impone dure selezioni degli studenti, porta molti ragazzi a dover affrontare ciò che agli occhi di una società fortemente competitiva è un fallimento, una delusione che molti ragazzi non riescono ad affrontare.

ln Giappone il concetto di suicidio è molto diverso rispetto al concetto occidentale, perchè non rappresenta un tabù. Esso è anzi una cosa socialmente accettata da tutti, che possiede una sua estetica. E' come se esistesse la possibilità di morire, perchè la vita non è legata alla presenza di dio creatore, diventa un fatto di riequilibrio sociale.
Questo non significa che i Giapponesi incoraggino alla morte. Semplicemente non esiste dio, non esiste una divinità a cui la morte (e la vita) sono legati.


Come già detto in Giappone il fallimento individuale è percepito come problema, vergogna che danneggia la comunità di appartenenza. Il suicidio non è solamente morire, è anche un modo per rispondere alla propria vergogna, si muore ma si "salva la faccia" o, per meglio dire, si ricrea un equilibrio con la società stessa. E' un legame che sembra essere presente oltre la morte. Tutto va a garanzia del funzionamento sociale.

Riguardo il come potersi suicidare, il sistema sicuramente più ricordato è l' 'Harahiri', chiamato in Giappone anche 'Seppuku'. Inventato in epoca feudale, consiste nel tagliarsi la pancia da parte  a parte, causando una morte non immediata, sofferta. Questa tecnica resta in uso fino alla fine del periodo feudale, poi cade in disuso, anche se rimangono ancora casi recenti: il più noto è sicuramente il suicidio nel 1970 di Yukio Mishima,  scrittore forse più noto all'estero che in patria: fu un suicidio annunciato. Occupando il quartiere generale delle forze delle autodifesa, dopo un discorso sulla balconata si ritira e si uccide. Si pensa che la cosa avesse un'intenzione di protesta, ma l'idea risulta grottesca se si pensa che Mishima era modellato dal body building e chiamò per il suo discorso i media nazionali. Forse più probabilmente fu la sua delusione per la mancata vincita del Nobel per la letteratura, che andò a minare una personalità già molto labile.

Interessante e inquietante risulta quindi alla luce di quell'atto il cortometraggio che lo stesso Mishima scrisse e interpretò poco prima della sua scomparsa, precisamente quattro anni prima.


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